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LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO
(MESSAGE IN A BOTTLE)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 marzo 1999
 
di Luis Mandoki, con Kevin Costner, Robin Wright Penn, Paul Newman (Stati Uniti, 1999)
 
È la storia di Robin Wright Penn. Uno di quei profili alla Faye Dunaway, una di quelle bionde che non sai se più belle che brave, oppure il contrario. E delle quali il cinema americano sembra detenere il copyright. Una, insomma, che chi l'aveva vista nel peraltro ottimo SHE'S SO LOVELY, diretto dal figlio del grande John Cassavetes, proprio non se l'era dimenticata. Ignoravamo tutto, al contrario, del suo parrucchiere. Dopo questo LE PAROLE... (ma mi vorranno spiegare perché non hanno tradotto il titolo originale?) ci rimarrà in mente pure lui. Come uno che non indietreggia di fronte all'impresa di costruirle una messa in piega inedita ad ogni sequenza: chignon da donna in carriera, riccioli da diporto, onde fluenti da serata sexy, effetto diffusore per l'escursione in mare. Pure la solerzia del sarto, già che ci siamo, è tutta da lodare: pastelli inediti per il blazer ad ogni sbalzo d'umore, tailleur strict per il consiglio d'amministrazione a Chicago, qualche dubbio magari sull'abito lungo per la spiaggia, ma non sul look falso campagnolo o, se preferite, pioniera western a riposo notoriamente prediletto dagli stilisti americani.

Già, la storia. Robin Wright Penn corre in riva al Michigan, ovviamente in completo jogging griffato ton sur ton, mentre ci godiamo il primo dei trenta (consideriamo pure le albe) tramonti che costellano il film. Sabbia e gabbiani, schiuma e nebbietta e, cullata dalle onde la bottiglia con dentro quanto sapevamo perché fa parte del titolo, il poetico, straziante messaggio d'amore. Visto che Robin è cronista al Chicago Tribune, visto che è divorziata con un figlio, visto che è cosi sola (figuriamoci, con il profilo che si ritrova) da consumare i pasti quando è in vacanza nella veranda di un alberghetto per pensionati, non deve sorprenderci il fatto che lei si metta a fantasticare sull'autore dell'esemplare messaggio. Tutto, non posso raccontarlo; ma vi basti sapere che: a) lo trova subito grazie, ci mancherebbe, ad Internet; b) poteva languire nel deserto e invece sta in un villaggio di pescatori di quelli con gli yacht attraccati al molo; c) la sua, di barca a vela, potrebbe essere banalmente di plastica, invece è tutta in teak con l'ottone tirato a lustro, di quelle che ormai non se ne fabbricano più; d) la sua, di casa, sarà anche di un pescatore ma non ha un gingillo sul quale avrebbe da ridire la redattrice di arredamento di House & Gardens; e) il primo che Robin incontra arrivando, le sembrerà magari un po' vecchio, ma è perché è Paul Newman che è soltanto il padre; f) e allora, visto che oltretutto la scelta si restringe e lo sapevamo pure questo fin dall'inizio dalla pubblicità, non rimane più che Kevin Costner. Il quale, anche se un po' ingrassato, figuriamoci se lei non finirà per gradire. Ed in quanto agli spettatori, quelli maschi si dicono che in fondo anche a sessanta e passa posso farmi una bionda del genere; e quelle femmine, che non solo fanno proprio una bella coppia, ma lui anche se era più sexy quando ballava coi lupi, è divinamente timido e fine oltre che marinaio solitario. Non è che il film finisca qui, manca ancora almeno un'ora e mezza; ed il bello - si fa per dire, del seguito di disdette implacabili che seguiranno - deve ancora venire. Ma se Kevin Costner, impantanato in un seguito ormai imbarazzante d'insuccessi (WATERWORLD, POSTMAN), si leggesse meglio le sceneggiature, non sarebbe forse un male. I film sentimentali, come no, possono pure trasformarsi in capolavori (I PONTI DI MADISON COUNTY, di Eastwood...): ma a condizione di non farli confezionare dai decoratori di alberi di Natale.


   Il film in Internet (Google)

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